Quanta resistenza fa la nostra mente a cambiare punto di vista?
La nostra mente usa luoghi comuni, fa selezione, giudica, categorizza ciò che sperimenta con i sensi e traduce la realtà in una forma di coerenza interna personale. Quello che chiamiamo “realtà oggettiva, visibile” viene filtrata con la nostra realtà personale e soggettiva.
Quindi noi conosciamo il Mondo solo attraverso il Nostro Mondo personale.
Tutto questo accade perché i nostri sistemi di credenze limitano la possibilità di “vedere”. Questi sistemi di credenze sono creati da moltissime convinzioni ossia idee sul mondo, su noi stessi, sugli altri e in generale su come le “cose dovrebbero andare”. Moltissime di queste convinzioni sono inconsce, quindi non sappiamo neppure di averle e quindi riconoscerle, ma condizionano e plasmano i nostri pensieri e i nostri comportamenti quotidianamente.
Ogni convinzione è come una lente deformante perché distorce la realtà valorizzando l’informazione di cui è portatrice e mettendo in ombra tutto il resto.
Facciamo un esempio. Ipotizziamo che in me ci sia la convinzione “Non bisogna fidarsi di nessuno”; come questa lente mi farà leggere il mondo esterno e soprattutto le mie relazioni? Probabilmente avrò una qualità di relazioni decisamente poco appaganti. Se penso al mio prossimo con diffidenza è possibile che in me ci sia una paura inconscia del mondo esterno e quindi avrò molta difficoltà a rapportarmi con esso.
Tutto questo però io non lo so e continuo a perseverare e ad alimentare la mia convinzione che si attiva ogni qual volta interagisco con un mio simile.
L’esempio ci da anche la possibilità di capire che una convinzione è sempre a due vie: una verso di me e l’altra verso gli altri. Questo si manifesta creando una serie di aspettative di come gli altri dovrebbero essere, comportarsi e stare al mondo.
Le mie esperienze diventano proiezioni sull’altro.
Quindi se per laurearmi, nella mia giovinezza, ho dovuto sgobbare e trovarmi diversi lavori peer mantenermi gli studi …come potrò vedere una persona che invece è aiutata dalla famiglia e ha fatto la scelta di dedicarsi interamente allo studio anziché pensare a come mantenersi mentre studia? Con molta probabilità i miei giudizi andranno su di lui/lei come “peso” per la famiglia e come una persona “comoda”.
Capite dov’è la trappola?
Il messaggio delle nostre convinzioni arriva all’atro attraverso una comunicazione inconscia costante. Ed è quella più potente, generando spesso la profezia che si auto-adempie.
Se la mia mente è abituata a vivere drammi o conflitti, continuerà a creare interpretazioni di questo tipo. Ognuno di noi è regista inconsapevole di un film che proietta incessantemente sullo schermo della mente. Il film che faccio «dentro» è anche quello che proiettiamo «fuori»: la vita che viviamo è un riflesso del nostro mondo interiore. Chiediamoci allora che tipo di film stiamo contemporaneamente girando e guardando.
Tutta questa danza tra dentro e fuori genera il nostro punto di vista e da quello continueremo a vedere la vita.
C’è un modo per uscirne fuori?
Si, certamente mettendo sulla bilancia un po’ di pazienza e un po’ di voglia di cambiare. Un metodo molto utile che può aiutare la nostra mente a vedere oltre sé stessa è il coaching.
Il Coaching come strumento che ci aiuta a cambiare la nostra mente.
Questo il tema del prossimo Workshop Aziendale Gratuito organizzato da TopActive e GazElle, il prossimo 23 Aprile a Varese
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Fonte: Dr. Gianfranco Marchesi, Medico e Studioso di Neuroestetica